Seguendo una stella…

“Ci sono parole che si imparano davanti al presepe: Giuseppe è un uomo giusto. Maria è obbediente. Il bue è mite. I pastori sono pieni di stupore. Il viaggio è un muoversi verso il destino. Erode è crudele. Caifa è uomo di potere. Pietro è un uomo semplice. I miei genitori erano atei, mi hanno cresciuto davanti al presepe: di ogni statuina mi raccontavano la storia, l’anima, il viaggio, e io imparavo quello che oggi so essere la mia identità culturale, di persona libera nata in occidente, decisa nell’affermare i valori della giustizia, della bellezza, della pace, della libertà, della vita, della carità, valori che sono miei, che sono nostri, che vengono dalla nostra storia e che, lavorando in giro per il mondo, non ho potuto riconoscere altrove. E dove non ho potuto riconoscerli, ho provato profondo orrore.” – P. Beretta

Inutile dire che il presepe non si fa più, non se ne capisce più il significato. Se ne incontriamo uno, è spesso allestito e guardato come una fotografia di una scena, più o meno commovente. Non è una storia viva, e la maggior parte dei bambini neppure conosce la storia. È una questione di fede, quindi opinabile.

La Città delle Arti realizza un grande presepe artigianale, che si snoda per venti metri, animato da luci, fuochi, cascate, pastori semoventi, mulini, macine, fontane e che non si limita a fotografare la scena della Natività: racconta una storia, o meglio racconta molte storie… Si anima sulla scena la storia di Maria e Giuseppe, dall’annunciazione, al sogno, alla visitazione, alla Natività, la storia di Pietro, Giovanni e degli amici di Gesù, la storia dei Santi Magi e del loro incredibile viaggio. Le storie di Erode e di Caifa, di Elisabetta, di pastori e mercanti, di soldati e bambini, di tutto un popolo che vive, lavora e cammina verso il Salvatore. La visita al presepe è guidata per i bambini da educatori che narrano loro l’incredibile storia, camminando lungo la rappresentazione, in un misto fra fatti del Vangelo e storie inventate di pastorelli, re e animali. Il presepe è allestito ad “altezza bambino”, perché i bambini possano toccare, mettere le dita nell’acqua, nell’erba, nei fuochi, nella farina e nell’incenso, perché sappiano che questa è una storia viva. E forse, seguendo il loro esempio, anche qualche adulto potrà allungare la mano.